San Leucio

Il Santo Patrono di Villavallelonga

Statua di San Leucio, all’ingresso del paese, realizzata da Luigi Eramo

Originario di Alessandria d’Egitto, primo

Il culto per il Vescovo di Brindisi è arrivato a Villavallelonga grazie ai pastori che, da Villavallelonga appunto, già nei primi tempi della Chiesa, migravano con le greggi in Puglia. In epoche successive, avevano seguito le alterne vicende della Sua traslazione in Trani, Benevento ed anche altrove, così dal focolaio pugliese nasceva e si diffondeva la devozione per S. Leucio ed i pastori riconducevano alla terra natale un culto che a Villavallelonga ha trovato espressione nella edificazione delle chiese intitolate al Santo, attestate da oltre un millennio.

Il Corsignani nel 1738 descrive il tempio di “S. Lucio” (S. Leucio) e quello di “Nostra Donna” (Madonna delle Grazie) «vicino ad un rivo d’acqua assai rinomata, detto il fonte della Villa».

In seguito all’editto emanato da Mons. Dragonetti nel 1728, un registro descrive le chiese del luogo e indica quella «consacrata al glorioso S. Leucio Protettore», ubicata a mezzo miglio dal paese.
Nella chiesa si trovava una preziosa pittura, posta sull’altare e con al fianco la statua del Santo, mentre una campanella era stata acquistata a spese di Francesco Antonio Grande.

[…] A Villavallelonga la chiesa fu edificata ad ovest, fuori dalle mura, quasi il Santo dovesse anche presidiare, dalla sommità del colle di S. Leucio, le vitali sorgenti poste ai suoi piedi. I documenti locali attestano che nelle annate di siccità la sola sorgente che non perdesse l’alimentazione era la Fontevecchia di S. Leucio, utilizzata anche dai collelonghesi per il proprio bestiame «in conformità dell’istrumento tra loro celebrato fino all’anno 1583». […]

[…] In passato, all’Aia canale si sono tenute importanti e frequentate “fiere di animali” che il 2 settembre assicuravano un caratteristico ambiente al passaggio della processione di San Leucio. […]

Tratto dal libro “Storia di Villavallelonga” del prof. Leucio Palozzi

CURIOSITÀ

San Leucio è patrono di:

• Villavallelonga (AQ)
• Atessa (CH),
• Pietracamela (TE),
• Rocca di Mezzo (AQ),
• San Leucio del Sannio (BN),
• San Salvatore Telesino (BN)

Di Leucio non si hanno notizie certe, né si sa con precisione l’epoca in cui egli visse, sarebbe nato in Alessandria d’Egitto. La sua prima formazione avvenne in una comunità monacale egiziana. Unico, possibile riferimento diretto a Leucio potrebbe intendersi la partecipazione di un diacono omonimo, e con cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo di Mariut e difensore dell’ortodossia nicena che poté pienamente trionfare solo con l’editto di Tessalonica del 380.

Secondo la leggenda, Euprescio cambiò il suo nome in Leukios, in greco “bianco“, “candido“, latinizzato in Leucio in seguito ad una visione che gli avrebbe indicato che con quel nome sarebbe divenuto vescovo e avrebbe portato avanti la missione di diffondere il Vangelo e sconfiggere l’idolatria.

Sempre una visione, già ordinato vescovo, lo avrebbe mosso verso Brindisi per il suo apostolato missionario; voleva restituire la città all’ortodossia liberandola da errate interpretazioni cristologiche; qui non vi era, verosimilmente, la stessa tensione presente in Alessandria d’Egitto ove, ancora in età teodosiana, erano molto forti i contrasti tra cristiani e pagani. Salpato da Alessandria, si fermò ad Adrianopoli, quindi ad Otranto per giungere infine, grazie ad una nave dalmata, a Brindisi.

Atanasio di Alessandria era morto nel 373 ed è difficile pensare a una possibilità di trasferimento di Leucio da Alessandria in connessione a iniziative appunto di Atanasio per assenza di riferimenti nella letteratura coeva e appena posteriore.

 

nel Salento

Leucio, monaco, probabilmente vicino alle esperienze di Sant’Ermete ed Efrem, difensore dell’ortodossia a Mariut, potrebbe essere giunto nel Salento più tardi, forse ai primi del V secolo, profugo o visitatore dei confratelli.

A Brindisi, sbarcato nel seno di ponente, non longe ab urbe, si rese presto conto dell’esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco, che aveva come essenziali riferimenti cultuali il Sole e la Luna. Fu Antioco a chiedere e ottenere, per la conversione, un segno ossia la pioggia che non cadeva da due anni. Si tratta di un topos ricorrente; la conversione è, in molte vite di santi, legata al prodigio. Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori dalla porta occidentale della città, presso l’anfiteatro, poté promuovere l’edificazione in media civitate di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista.

Sarebbe morto l’11 gennaio molto più verosimilmente sotto Teodosio II (408450). Secondo una tradizionemorì martire, secondo un’altra di polmonite o di malaria. Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi.

Leucio avrebbe operato in una Brindisi in cui il cristianesimo non era molto diffuso; ad essere molto diffusi, invece, erano culti astrali, riferibili al Sole e alla Luna; più precisamente, si può pensare al culto del dio Mitra, il Sol Invictus. Alla Chiesa locale dovette il santo conferire una strutturazione forse prima sconosciuta e che i documenti del V secolo lasciano intravedere; da qui la convinzione che Leucio avesse fondato la sede episcopale di Brindisi, che a lui si dovesse la prima massiva evangelizzazione del Salento.

La vita di San Leucio d’Alessandria è contrassegnata dai miracoli: il primo di essi è la guarigione di Melanzia, una nobile donna alessandrina affetta da idropisia.

Il primo vero miracolo

è la storia di un esorcismo: la vicenda di un etiope da poco convertitosi alla fede cristiana. Il demonio è annidato nel suo corpo e tenta in tutti i modi di strapparlo dalla luce divina fino ad indurlo a comportamenti nefandi e miserevoli. San Leucio si adopera per liberare l’etiope dal maligno. Il Codice Cassinese parla del miracolo riportando perfino le parole pronunziate da San Leucio; esse hanno il tono grave e solenne d’una pagina degli esorcismi del battesimo, il cui incipit ha più o meno questa impostazione: <<Taci, o spirito diabolico, ed allontanati da questa creatura di Dio, né osare più oltre di abitare in essa, ma costretto ed umiliato esci da questa creatura entro la quale sei entrato, portato dalla tua invidia e, per questo, fino ad ora lo hai tenuto legato con le tue pessime catene…>>. Ma il demonio, non volendosi arrendere, subisce una serie di trasformazioni. Prima assume le sembianze di un serpente e uccide chiunque incontra lungo il suo cammino, provoca tempeste, alluvioni e terremoti. Poi assume le sembianze di un dragone ce placa la sua ira solo nel momento in cui si è gettato nei fondali marini. San Leucio scorgendo lungo i bordi delle strade centinaia di corpi senza vita invita i fedeli a raccogliere dell’acqua e, dopo averla benedetta, la cosparge sui corpi senza vita e invoca il Padre Celeste. Così restituisce la vita ai poveri sfortunati. Con questo miracolo ha sorpreso molti, tanto che quel giorno vennero battezzati più di tremila uomini.

Molto importante è il prodigio della pioggia miracolosa in terra Salentina. Il prefetto Antioco per metterlo alla prova gli promette che, se avesse avuto una prova della potenza del suo Dio, si sarebbe convertito alla nuova religione. In quegli anni la terra di Puglia era arida, e la terra è sofferente da più di due anni di siccità. Lui avrebbe fatto tutto per vedere il sorriso sui volti degli abitanti di quel luogo, e quindi, si sarebbe anche convertito alla religione del Beato. Leucio si pone in orazione con i suoi compagni e, finita la preghiera, si avvicinano delle nuvole che si fanno sempre più minacciose; dopo alcuni minuti scoppia un violento temporale. Antioco e il suo popolo chiedono subito di ricevere il battesimo, e quindi di convertirsi alla nuova religione.